Aggressione al centro di accoglienza, per il medico legale la coltellata poteva uccidere

SULMONA – Si aggrava la posizione per Nicola Spagnoletti, il senza fissa dimora che il 12 giugno ferì un migrante nel centro di accoglienza di corso Ovidio e che ora si trova in carcere. Con lui quella sera c’era  Serafino Di Lorenzo, giovane sulmonese attualmente ai domiciliari, difeso dall’avvocato Alberto Paolini, che ha chiesto l’incidente probatorio.

“Il colpo poteva uccidere – ha detto oggi durante l’invidente probatorio il medico legale Ildo Polidoro – in relazione alla natura delle lesioni riscontrate non vi è stato pericolo di vita per la persona offesa né vi è stato indebolimento permanente di un organo o della sua funzione, ma il colpo inferto che ha determinato la lesione costale e quella cutanea ha avuto finalità offensiva e non difensiva. Con riferimento al quesito riguardante la idoneità del mezzo utilizzato a causare la morte della persona offesa possiamo rispondere affermativamente”- chiosa il perito precisando che “gli organi vitali, quali in particolare la milza e il polmone sinistro, non sono stati raggiunti esclusivamente a motivo della deviazione del colpo determinato dalla costa di sinistra, che ha indirizzato la lama e la punta del coltello in senso tangenziale rispetto all’emitorace”.

Spagnoletti, difeso dall’avvocato Simona Fusco, resta in carcere, non avendo un posto dove scontare i domiciliari. Sia il toscano che il sulmonese sono accusati di tentato omicidio con l’aggravante razziale.

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